In occasione della mostra Anche le sculture muoiono (Strozzina, Palazzo Strozzi, fino al 26 luglio), giovedì 16 luglio alle ore 21.00 il cortile di Palazzo Strozzi si trasforma in una suggestiva arena cinematografica all’aperto con la proiezione della storica pellicola Les statues meurent aussi (1953, 30 min) di Chris Marker e Alain Resnais e It For Others (2013, 54 min) dell’artista contemporaneo Duncan Campbell, introdotti da Lorenzo Benedetti, curatore della mostra della Strozzina, e Silvia Lucchesi, direttrice de Lo schermo dell’arte Film Festival. I due film approfondiscono le tematiche dell’esposizione della Strozzina, dedicata alla scultura contemporanea, offrendo nuove chiavi di lettura e spunti di riflessione, in un appuntamento a ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili, realizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con Lo schermo dell’arte Film Festival, che si inserisce nel programma dell’Estate a Palazzo Strozzi, un ciclo di incontri, performance e collaborazioni che animano il cortile da maggio a ottobre. Il titolo della mostra della Strozzina è una diretta parafrasi del titolo del film del 1953. Con Les statues meurent aussi (Anche le statue muoiono), Alain Resnais e Chris Marker raccontano la genesi, lo sviluppo e l’epilogo della cosiddetta arte “negra”, in una suggestiva analisi formale e tematica ma anche una lettura di denuncia della mercificazione di questo tipo di arte a opera dell’Occidente. Proiettato per la prima volta in occasione del Festival di Cannes nel 1953, il film è stato censurato al pubblico a causa delle sue posizioni anti-colonialiste ed è uscito in versione integrale soltanto nel 1968. Realizzato per il padiglione scozzese della 55 Biennale di Venezia (2013) e film che ha fatto valere il Turner Prize al suo autore nel 2014, It for Others di Duncan Campbell è una riflessione sull’imperialismo degli oggetti nella società contemporanea. Il film raccoglie esplicitamente l’eredità di Les statues meureunt aussi, stravolgendone però la struttura: la linearità della pellicola del 1953 cede il posto a un discorso frammentario, incerto e a tratti disorientante sulla costruzione del valore e sul significato dei beni di consumo: una riflessione sulla vita, morte e valori degli oggetti, dalle sculture africane tradizionali fino ai semplici oggetti di uso quotidiano della civiltà occidentale. Attraverso una ampia varietà di registri linguistici, Campbell ci guida in una riflessione sulle cesure provocate dal colonialismo nelle culture da esso assoggettate. In un presente altamente mercificato dove ogni bene è sottoposto alle regole del mercato globale, nemmeno l’arte può dirsi immune da questo fenomeno. Alain Resnais (Vannes, 1922 – Parigi, 2014) Chris Marker (Neuilly-sur-Seine, 1921 – Parigi, 2012) Duncan Campbell (Dublino 1972, vive e lavora a Glasgow)Leggi tutto
Regista francese è stato uno dei grandi punti di riferimento della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard, pur non aderendovi ufficialmente. Ha girato documentari di argomento artistico, tra i quali Van Gogh che vince l’Oscar per il commento scritto da Gaston Diehl e Robert Hessens e Guernica ed altri di tematica anti-nazista come Notte e Nebbia, realizzato in collaborazione con Chris Marker. Ha diretto capolavori come Hiroshima mon amour del (1959) e La Vita è un romanzo (1982).
Regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, produttore, fotografo francese. Dopo aver conseguito una laurea in filosofia con Jean-Paul Sartre lavora come fotografo, giornalista, e romanziere. L’esordio al cinema avverrà con il documentario Olympia 52 (1952) sulle Olimpiadi di Helsinki. Del 1962 è il suo film più famoso, La Jetée, cortometraggio che ha ispirato il regista Terry Gilliam per il film L’esercito delle 12 scimmie. Nel 1982 realizza Sans Soleil e nel 2004 Chats perchés, proiettato al Centre Pompidou.
Con i suoi film analizza le grandi tematiche della storia con l’obiettivo di esplorare il modo in cui le grandi narrazioni sociali, politiche e personali siano tramandate nel tempo. Tra le sue mostre recenti ricordiamo le personali Arbeit alla Kunsthall di Oslo (2015), Duncan Campbell alla Irish Museum of Modern Art di Dublino (2014) Scotland + Venice, Padiglione Scozzese alla Biennale di Venezia (2013); e le collettive Turner Prize alla Tate Britain (Londra, 2014), ha inoltre partecipato a Manifesta 9 (Belgio, 2012) e alla Gwangju Biennale (Corea del Sud, 2010).