Prorogata fino a venerdì 27 giugno 2014 la mostra Emozioni in scultura, visitabile su appuntamento alla Galleria Longari Arte Milano, con una selezione di opere inedite dal XIII al XVIII secolo recentemente entrate a far parte della ricca collezione della galleria curata da Mario, Ruggero e Marco Longari.
In occasione dell’inaugurazione della mostra è stato presentato il volume Talking Points – Spunti per Conversare 2014 a cura di Luca Violo e Francesco Vitali, dove le nuove acquisizioni della collezione della galleria vengono esaminate da esaustive schede tipologiche corredate da un ampio repertorio iconografico e iconologico, redatte da Charles Avery, Gert Kreytenberg, Luca Mor e Alessandro Morandotti.
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Moderno nella tradizione Talking Points – Spunti per Conversare 2014 è nato con l’intento di proseguire l’accurato lavoro di ricerca scientifica, che ha contraddistinto la galleria in sessant’anni di attività, rendendola celebre in tutto il mondo.
Tra le opere in mostra segnaliamo:
una terracotta raffigurante San Sebastiano attribuita allo scultore franco-fiammingo Guillaume Évrard (Liegi 1709-1793) e realizzata nel quinto decennio del Settecento. Le analogie stilistiche suggeriscono che l’opera potrebbe essere stato uno dei bozzetti preparatori della statua in legno di San Sebastiano realizzata da Évrard per la chiesa abbaziale di Saint-Hubert nelle Ardenne. La soluzione compositiva complessa, con la gamba destra piegata, la sinistra che poggia a terra e la testa notevolmente inarcuata all’indietro, fa emergere la drammaticità del corpo, resa ancor più evidente dalla magrezza del Santo.
Una statua in marmo di carrara raffigurante Gesù Bambino attribuita alla bottega di Nicola Pisano, il primo a formulare in marmo il tema della figura isolata del Cristo in fasce. L’opera molto probabilmente è stata realizzata per il Duomo di Siena ma non vi è mai stata collocata a causa di una rottura.
Una terracotta con Giove e Semele di Carlo Francesco Mellone, che ritrae l’episodio in cui il re dell’Olimpo, istigato dalla gelosia della moglie Giunone, si presenta in forma divina all’amante Semele che rimane incenerita dalla potenza delle sue saette. Nell’opera si riconoscono i modi della scultura tardo barocca lombarda e, in particolare, degli artisti che tra XVII e XVIII secolo gravitavano attorno al cantiere della fabbrica del Duomo milanese. Il gruppo scultoreo recupera gli elementi stilistici della prima fase della carriera milanese del Mellone, come la predilezione di forme acerbe e aggraziate, mentre la composizione si ispira alle opere di Bernini, che lo scultore aveva conosciuto durante un soggiorno romano.
Una Madonna col Bambino in legno di noce dipinto e dorato realizzata tra il 1330 e il 1340 da uno scultore del nord della Francia, in cui la grazia formale, il naturalismo espressivo e il descrittivismo insistito dei volti sono riconducibili al lessico dei prototipi gotici dell’Île-de-France e in particolare ai colti modelli di corte del regno di Filippo IV il Bello. Lo schema iconografico è quello peculiare della Vergine stante che sorregge il Fanciullo, assai vispo e intento ad afferrare un lembo del velo materno.
L’Arcangelo Michele uccide il drago, statuetta in legno dipinto realizzata tra il 1480 e il 1490 da un Maestro intagliatore veneziano. Le caratteristiche dell’armatura dell’arcangelo, con un’enfasi maggiore sull’ornamentazione “all’antica”, richiamano fortemente la tradizione fiorentina rinascimentale che potrebbe avere influenzato la scultura veneziana tramite Andrea del Verrocchio, a Venezia dal 1481 al 1488 per la costruzione del monumento equestre di Bartolomeo Colleoni. L’opera assomiglia notevolmente ad un’importante statua posta al centro dell’altare della cappella dedicata all’Arcangelo Michele nel transetto sinistro della Basilica dei Frari nel centro di Venezia.
Una delle più antiche rappresentazioni in legno scolpito di Santa Maria Maddalena, resa ancora più singolare dalla posa assisa su un piccolo trono e di certo l’unica scultura del genere che possa essere ricondotta al contesto delle Alpi tirolesi in tutto il XIII secolo. Il legame dell’intaglio con il contesto alpino è garantito dall’appartenenza ad una serie di Maestà lignee della Val Pusteria provenienti da una bottega attiva tra la fine del XII e la metà del XIII secolo, di cui l’opera recupera l’estrema saldezza plastica, la fisionomia squadrata che culmina con la forma spiovente delle spalle e lo sviluppo angolare delle pieghe. La Santa tiene in mano un piccolo recipiente con coperchio, simbolo di due episodi emblematici che la riguardano, quello in cui Maddalena deterse di profumo i piedi di Gesù in segno di penitenza e quello in cui portò l’unguento al sepolcro di Cristo per cospargerne il corpo.
SITO WEB: longariartemilano.com