Nato dieci anni fa per raccontare il Medio Oriente oltre gli stereotipi e le bad news di guerre, bombardamenti, attentati e fondamentalismi religiosi, MIDDLE EAST NOW – la cui decima edizione si è tenuta a Firenze dal 2 al 7 aprile 2019 – si conferma un’istituzione nel panorama culturale fiorentino e internazionale, coinvolgendo ogni anno un pubblico numerosissimo per far scoprire le ultime tendenze della creatività e dell’attualità mediorientale.
Ennesimo successo per l’edizione del decennale con un pubblico entusiasta che ha seguito il ricco programma di 44 pellicole presentate al Cinema La Compagnia e al Cinema Stensen, con numerosi sold out per le prime italiane, europee o mondiali alla presenza di oltre 40 tra registi, attori, produttori, artisti ed esperti; tra cui ricordiamo il regista iraniano due volte Premio Oscar Asghar Farhadi, special guest di questa edizione, il regista afgano Aboozar Amini, il libanese Lucien Bourjeily, il regista saudita Mahmoud Sabbagh, la chef di fama mondiale Anissa Helou, l’artista e illustratore francese Leonard Cohen, la fotografa libanese Dalia Khamissy.
Leggi tutto
“Un festival dell’accoglienza di popoli diversi in cui cerchiamo di trovare dei confronti che possano superare le differenze e spiazzare, attraverso film, progetti, protagonisti, la visione che in molti hanno del Medio Oriente, come terra solo caratterizzata da vicende negative e cattive notizie” dichiarano Lisa Chiari e Roberto Ruta, fondatori e direttori artistici del festival.
Grande partecipazione anche per gli eventi collaterali, tra cui la mostra fotografica “UNTIL WE RETURN” di Dalia Khamissy, visitabile fino al 31 maggio alla Fondazione Studio Marangoni – FSM Gallery e “THE GLASS BETWEEN US”, mostra-installazione del giovane artista saudita Mohammad Alfaraj, fino al 4 maggio a Le Murate. Progetti Arte Contemporanea.
Una giuria di esperti composta da Andrea Salvatore Mi, Omar Rashid e Susan Sabatini, ha assegnato il “Middle East Now 10th Award 2019”, riconoscimento del valore di 1.500 euro al miglior film – lanciato in occasione di questa edizione, a KABUL, CITY IN THE WIND di Aboozar Amini.
“Film fatto di terra e polvere, neve e vento che spazzano Kabul, città che tiene in ostaggio le vite dei suoi protagonisti. La Guerra, mai mostrata, aleggia sempre presente e si riflette nella dolcezza e nell’intensità degli sguardi dei bambini cresciuti troppo in fretta. La macchina da presa si muove discreta e consapevole, raccontando la storia di due bambini e di un padre di famiglia, nella miseria di una quotidianità fatta di sacrifici e di piccolo gioie, come un giro in bicicletta o una partita a Shangai. Il regista è riuscito nella triplice sfida di unire una grande cura nella fotografia e negli effetti sonori – il vento avvolge tutto, anche lo spettatore –, una scrittura filmica originale e coraggiosa e perfettamente calibrata. L’opera, presentata come Work in Progress nella scorsa edizione del festival, è perfettamente coerente con il percorso di crescita del festival stesso. Il Medio Oriente contemporaneo viene qui rappresentato attraverso la vita delle persone, parte di un puzzle che Middle East Now ha costruito negli anni, avvalendosi di tanti racconti che passano attraverso cinema, cibo, libri e musica”.
Menzione speciale per il film di chiusura del festival, presentato dopo la cerimonia di premiazione dal regista Ali Jaberansari, TEHRAN, CITY OF LOVE, “commedia delirante che delinea uno spaccato sociale della metropoli iraniana nella quale le relazioni amorose sono complicati progetti da perseguire tra luoghi di lavoro, applicazioni Smartphone e acrobazie varie. Un progetto che affascina e appassiona lo spettatore con efficaci trovate cinematografiche, una grande eleganza formale e un ritmo che sposa un intreccio perfettamente congegnato. Un film che premia il festival e il suo pubblico, raccontando una realtà geograficamente lontana ma che riesce a coinvolgere tutti, così come in questi dieci anni hanno saputo fare molte altre opere di grande successo al Middle East Now.”
Per il “Middle East Now Staff Award 2019”, anche questo riconoscimento lanciato a questa edizione, lo staff del festival ha scelto il cortometraggio WATERFOLKS di Azadeh Bizargiti, per la profondità del messaggio e la trasparenza con cui la regista affronta la vicenda di due pescatrici nell’isola di Hangam nel Golfo Persico, a cui va un premio in denaro di 500 euro.
“La forza di questo film sta nella sua efficacia comunicativa: in modo semplice e diretto supera gli stereotipi e le emozioni. È una storia di denuncia da cui traspare la forza d’animo, la determinazione e la dignità delle donne pescatrici di Hangam nel Golfo Persico. Donne che lavorano per mantenere la loro famiglia, rischiando ogni giorno la vita. La regista ci trasporta in questo angolo di mondo, facendoci diventare osservatori di una quotidianità che lentamente si svela”.
Il “Middle East Now Award”, premio per il film più votato dal pubblico è stato vinto dal film d’animazione FLAVOURS OF IRAQ, in cui il disegnatore francese Leonard Cohen – anche autore dell’immagine simbolo della decima edizione del festival – attraverso la narrazione di eventi minori ispirati dai cinque sensi, racconta la storia personale del reporter iracheno-francese Feurat Alani, della sua famiglia e di un paese distrutto, l’Iraq, in cui, nonostante tutto, c’è spazio per l’amore, la bellezza, l’umorismo e soprattutto per l’umanità.
La quinta edizione del premio “Best OFF”, conferito dall’associazione OFF Cinema al miglior cortometraggio d’autore, va sempre a WATERFOLKS di Azadeh Bizargiti.
“Per raccontare con eleganza, onestà e poesia una storia non senzazionalistica di quotidiana fatica, sopravvivenza e vita di comunità. Con uno stile narrative che non ha bisogno di parole né di spiegazioni, la regista ci permette di immergerci nella bellezza non indifferente del Mar Persico e lo fa documentando una realtà al tempo stesso intima e condivisa, contemporanea e ferma nel tempo”.
Menzione speciale per I STAY di Fatemeh Marzban, storia di un uomo che decide di vivere in un’isola abbandonata nel Mar Caspio. “Per aver raccontato con taglio documentaristico una storia che riflette, evitando didascalismi, bellezze e contraddizioni di una realtà dimenticata, costretta, suo malgrado, ad un inesorabile appassimento. Per averlo fatto mettendo al centro dell’opera l’umanità e le ragioni profonde di una scelta tanto controcorrente quanto naturale, dimostrando nella scelta del soggetto un afflato pasoliniano, una riflessione genuina sul ruolo dell’uomo e la forza delle tradizioni culturali in piccoli lembi di mondo, dandone risalto attraverso una fotografia diretta e naturale”.